Prova ad immaginare per un momento di avere un giorno libero in più a settimana, senza vedere diminuire il tuo stipendio a fine mese. Utopia? Non esattamente.
La possibilità di lavorare solo quattro giorni alla settimana sembra un sogno per molti ma in diversi Paesi europei è già realtà. Quest’ultimi hanno adottato la settimana corta dopo aver constatato risultati incoraggianti in termini di benessere e produttività da parte di lavoratori e aziende.
L’Italia, si sa, arriva sempre con un po’ di ritardo, ma questa volta è già presente anche lei tra i Paesi che hanno iniziato a sperimentare questo nuovo approccio lavorativo.
In questo articolo proveremo a capire se la settimana corta può davvero funzionare e per chi, se si tratta di una semplice moda o se rappresenta l’inizio di una rivoluzione. Analizzeremo le diverse sperimentazioni e le prospettive future, soprattutto nel nostro Paese.
Questo Articolo Comprende:
- Cos’è la Settimana Corta?
- Benefici e Rischi della Settimana Corta per Lavoratori e Aziende
- Paesi e Aziende che Hanno Sperimentato la Settimana Corta
- L’Italia è Pronta per la Settimana Corta?
- Riflessioni Finali
Cos’è la Settimana Corta?
La settimana corta è un modello di organizzazione del lavoro che prevede una riduzione dei giorni lavorativi settimanali, solitamente da cinque a quattro, senza necessariamente comportare una diminuzione delle ore di lavoro, ma soprattutto dello stipendio.
L’idea nasce dall’esigenza di migliorare l’equilibrio tra vita privata e lavoro, incrementare la produttività e ridurre lo stress dei dipendenti. Alla base c’è il concetto di flessibilità, che è fondamentale per mantenere la continuità delle attività aziendali, riducendo i giorni o addirittura le ore lavorative settimanali.
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Nonostante la settimana corta possa sembrare una novità, molti non sanno che qualcosa di molto simile è stato attuato da Henry Ford all’inizio del secolo scorso. Infatti, nel 1926 l’imprenditore statunitense ridusse l’orario settimanale dei suoi dipendenti da 48 a 40 ore, passando così da 6 a 5 giorni lavorativi alla settimana.
Questa scelta mostrò da subito i suoi benefici, evidenziando un aumento della produttività e un miglioramento delle condizioni di lavoro, diminuendo drasticamente il turnover che al tempo era intorno al 370%.
La scelta di Henry Ford fu una vera e propria rivoluzione, ponendo le basi per il modello lavorativo che conosciamo oggi. A distanza di un secolo, le sfide e le opportunità che la riduzione delle ore lavorative comportano sono molte, ma non scoraggiano diversi Paesi, tra cui l’Italia, a sperimentare concretamente i presunti vantaggi, aprendo così una nuova frontiera nel mondo del lavoro.
Benefici e Rischi della Settimana Corta per Lavoratori e Aziende
Una delle argomentazioni più forti a favore della settimana lavorativa corta riguarda il miglioramento della vita dei lavoratori grazie al maggior equilibrio vita-lavoro.
Nonostante siamo portati a pensare che questo modello lavorativo abbia solo benefici, è corretto soppesare i pro e i contro e approfondire adeguatamente le dinamiche e gli equilibri dei lavoratori e delle aziende che adottano la settimana corta.
Infatti, la settimana lavorativa di quattro giorni non è priva di sfide, come per esempio il rischio di un eccessivo carico di lavoro ai danni dei dipendenti o la difficoltà di adattamento per alcuni settori, e per questo non può essere adottata senza un’adeguata pianificazione operativa. In questo articolo analizziamo in profondità i benefici e i rischi della settimana corta per i lavoratori e le aziende.
Paesi e Aziende che Hanno Sperimentato la Settimana Corta
Negli ultimi anni sono state condotte molte sperimentazioni da diversi Paesi per l’introduzione della settimana corta, con l’obiettivo di bilanciare produttività e benessere. Proprio perché gli economisti non sono ancora certi su quali possano essere gli effetti in merito a produttività e occupazione su larga scala, si tratta ancora di sperimentazioni su scala relativamente ridotta.
Islanda
Una sperimentazione degna di nota è quella sulla settimana corta in Islanda, che ha fatto in qualche modo da apripista alle successive, dove tra il 2015 e il 2019 è stato avviato un progetto pilota in più tranches che ha coinvolto un totale di circa 2.500 lavoratori impiegati in diversi ambiti del settore pubblico: dalle scuole, agli ospedali ai servizi sociali.
È stata attuata una riduzione dell’orario settimanale a 35-36 ore, portando la settimana lavorativa da quattro a cinque giorni, senza alcun taglio dello stipendio.
I risultati sono stati incoraggianti: i dipendenti hanno riportato un miglioramento della loro qualità della vita grazie a un maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata; ma non solo, infatti ciò che sorprende è che la qualità e l’efficienza dei servizi offerti non sono calate, rilevando persino miglioramenti in tutti i settori monitorati.
Altre Sperimentazioni
Un altro interessante esperimento della durata di 6 mesi che ha coinvolto 33 società e 903 lavoratori è stato effettuato nel 2022 tra Stati Uniti e Irlanda dall’organizzazione non profit 4 Day Week Global, insieme al Boston College e all’Università di Dublino e Cambridge. Dopo essere state sottoposte a un questionario di fine programma, tutte le 27 società che hanno risposto hanno dichiarato di non voler più tornare al vecchio sistema perché soddisfatte della produttività aziendale e di quella dei singoli lavoratori.
Anche dal lato dei lavoratori il riscontro è stato estremamente positivo, infatti circa il 97% dei 495 che hanno risposto al questionario ha espresso piena soddisfazione per il progetto. In particolare, molti hanno segnalato una sensibile riduzione della stanchezza e dello stress, oltre che a miglioramenti generali in termini di benessere psicofisico.
Si aggiungono alla lista dei Paesi che hanno messo in pratica la settimana corta, anche la Spagna, il Belgio, il Regno Unito e il Giappone.
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In particolare in Belgio, nel 2022, è stata introdotta gradualmente la settimana lavorativa corta in seguito alle richieste dei lavoratori, senza però alcuna riduzione delle ore lavorative: le 38 ore settimanali sono state semplicemente concentrate in quattro giorni anziché cinque. La possibilità di adottare questo modello lavorativo viene concordata tra dipendente e datore di lavoro. Se le ragioni sono solide si potrà passare al periodo di prova di 6 mesi, dopo il quale entrambi faranno il punto della situazione per decidere se proseguire o meno con la settimana corta.
In molti casi, oltre ad avere diminuito i giorni lavorativi a settimana da cinque a quattro, c’è stata una riduzione delle ore, a parità di retribuzione. Questo è accaduto in Giappone, dove Microsoft nel 2019 ha concesso un giorno libero in più a settimana per un mese ai propri 2.300 impiegati, con il risultato di una produttività aumentata del 40% e il 92% dei lavoratori che porterebbe questo progetto pilota a un’adozione definitiva.
Tuttavia, è importante sottolineare che tutti questi risultati positivi emergono da determinati settori, dove la riorganizzazione del lavoro è più semplice. Per poter ottenere benefici concreti e sostenibili, è fondamentale una pianificazione attenta e su misura per ciascun contesto. In alcuni casi, infatti, la settimana corta, con la conseguente riduzione dell’orario, ha comportato un aumento delle ore di straordinario o, come nel settore sanitario, la necessità di nuove assunzioni per garantire la continuità del servizio.
Questo dimostra come il successo della settimana corta dipenda anche dalla capacità di adattare il modello alle reali esigenze operative.
L’Italia è Pronta per la Settimana Corta?
L’introduzione della settimana corta in Italia significa confrontarsi con un contesto economico e culturale complesso e sfaccettato. Se da un lato c’è una crescente attenzione al benessere dei lavoratori, dall’altro è presente un modello lavorativo tradizionale legato alla produttività e alla forte presenza di piccole e medie imprese, spesso meno attrezzate per affrontare cambiamenti organizzativi di questa portata.
Il Caso Luxottica
Nonostante ciò, negli ultimi anni diverse aziende italiane hanno avviato sperimentazioni legate all’adozione della settimana corta, come il caso di EssilorLuxottica. La famosa azienda italiana produttrice di occhiali, ha introdotto un modello di lavoro che permette ai dipendenti di lavorare quattro giorni a settimana per 20 settimane all’anno, mantenendo la retribuzione invariata e con parte della riduzione dell’orario coperta dell’azienda e parte dai permessi retribuiti del lavoratore (5 venerdì a carico del dipendente e 15 a carico della multinazionale).
L’esperimento di Luxottica avviato nel 2024 è stato un tale successo che nel 2025 hanno aderito volontariamente circa 1.500 dipendenti di diversi reparti e sparsi tra diverse sedi, il 150% di adesioni in più rispetto all’anno passato. Infatti il progetto del 2024, denominato “Time4you”, ha registrato benefici economici per l’azienda, tra cui un premio di 40 milioni di euro distribuito a 13.000 lavoratori, segnando una crescita del 10% rispetto all’anno precedente.
Altre Importanti Aziende Italiane
Altre importanti realtà italiane hanno seguito percorsi simili in merito alla sperimentazione della settimana corta:
- Intesa Sanpaolo – Da gennaio 2023, la nota banca italiana ha introdotto una settimana lavorativa di quattro giorni da nove ore ciascuno, su base volontaria, non modificando la retribuzione. Al progetto hanno partecipato 40 filiali di grandi dimensioni e successivamente, grazie al suo successo, è stata estesa ad altre strutture.
- SACE – Nel 2024, SACE ha lanciato il programma Felx4Future, introducendo una settimana lavorativa di quattro giorni. Questo nuovo modello lavorativo ha comportato un aumento in termini di produttività del 26% nel 2024 e di un ulteriore 15% nel primo trimestre del 2025. Inoltre, il 65% dei dipendenti ha dichiarato di aver ottenuto un miglioramento nel bilanciare la propria vita lavorativa con quella privata.
- Lavazza – L’azienda produttrice di caffè ha sperimentato la settimana corta per la prima volta nel 2023, introducendo “il venerdì breve”, politica grazie alla quale viene ridotto l’orario settimana da 40 e 37 ore per 15 settimane all’anno. In seguito al consenso quasi unanime con il 97% dei lavoratori favorevoli, è stato firmato un altro accordo valido per il triennio 2024-2026.
- Lamborghini – La famosa casa automobilistica italiana ha implementato una riduzione dell’orario in base al reparto, alternando settimane di quattro giorni a settimane di cinque giorni, a seconda dei turni di lavoro.
- SIAE – La Società Italiana degli Autori ed Editori ha avviato nel 2025 la “smart week”, un’iniziativa volontaria che coinvolge 600 dipendenti in cui per 5 mesi l’anno (mesi estivi e mese di dicembre) l’orario di lavoro è più flessibile e si alterna tra settimana di cinque giorni e settimane di quattro giorni, senza variazioni allo stipendio.
Queste esperienze dimostrano che, sebbene la settimana lavorativa corta non sia ancora diffusa su larga scala in Italia, sono presenti esempi concreti di successo che possono fungere da riferimento per aziende incuriosite da questo nuovo modello lavorativo e più in generale da una maggiore flessibilità.
La chiave per intraprendere questo percorso in modo efficace risiede in una pianificazione attenta, nel coinvolgimento attivo dei dipendenti e nell’adattamento della settimana corta per ciascuna realtà aziendale.
Riflessioni Finali
Come ogni innovazione, anche la settimana corta attira inevitabilmente sia entusiasmi che scetticismi. Soprattutto in Italia, dove il concetto di lavoro è ancora fortemente ancorato all’idea della presenza fisica e della quantità di ore lavorate come misura dell’impegno, non è affatto semplice vederla come un’evoluzione sostenibile invece che un semplice privilegio.
Le sempre più crescenti sperimentazioni, come quelle relative allo smart working nel periodo post COVID, stanno dimostrando come una maggiore flessibilità può tradursi in un equilibrio più sano tra vita e lavoro e persino un aumento della produttività.
Va tenuto in considerazione però che non si tratta di una formula universale. Per implementarla in modo efficace, è fondamentale che le aziende adottino un approccio strategico, rielaborando i processi organizzativi e analizzando le specifiche mansioni con i relativi carichi di lavoro.
Un’ottimizzazione della gestione del tempo è parte essenziale del processo di adozione della settimana lavorativa corta per ogni tipo di azienda, in modo da evitare di sovraccaricare i lavoratori. A questo proposito, è necessario affidarsi a strumenti digitali che facilitano la rilevazione della produttività, favorendo la collaborazione e la comunicazione. È molto importante, infatti, coinvolgere i dipendenti nel processo di transizione per adattare la settimana corta alle esigenze specifiche del contesto aziendale.
Se ben strutturata, la settimana corta può diventare un modo nuovo di vivere il lavoro, offrendo il giusto equilibrio tra efficienza, qualità della vita e produttività.