La Settimana Corta Funziona Davvero?

2025

Prova ad immaginare per un momento di avere un giorno libero in più a settimana, senza vedere diminuire il tuo stipendio a fine mese. Utopia? Non esattamente.

La possibilità di lavorare solo quattro giorni alla settimana sembra un sogno per molti ma in diversi Paesi europei è già realtà. Quest’ultimi hanno adottato la settimana corta dopo aver constatato risultati incoraggianti in termini di benessere e produttività da parte di lavoratori e aziende.

L’Italia, si sa, arriva sempre con un po’ di ritardo, ma questa volta è già presente anche lei tra i Paesi che hanno iniziato a sperimentare questo nuovo approccio lavorativo.

In questo articolo proveremo a capire se la settimana corta può davvero funzionare e per chi, se si tratta di una semplice moda o se rappresenta l’inizio di una rivoluzione. Analizzeremo i benefici, le criticità e le prospettive future, soprattutto nel nostro Paese.

Questo Articolo Comprende:

Cos’è la Settimana Corta?

La settimana corta è un modello di organizzazione del lavoro che prevede una riduzione dei giorni lavorativi settimanali, solitamente da cinque a quattro, senza necessariamente comportare una diminuzione delle ore di lavoro, ma soprattutto dello stipendio.

L’idea nasce dall’esigenza di migliorare l’equilibrio tra vita privata e lavoro, incrementare la produttività e ridurre lo stress dei dipendenti. Alla base c’è il concetto di flessibilità, che è fondamentale per mantenere la continuità delle attività aziendali, riducendo i giorni o addirittura le ore lavorative settimanali.

Bilancia su una scrivania con un portatile

Foto di Katrin Bolovtsova su Pexels

Nonostante la settimana corta possa sembrare una novità, molti non sanno che qualcosa di molto simile è stato attuato da Henry Ford all’inizio del secolo scorso. Infatti, nel 1926 l’imprenditore statunitense ridusse l’orario settimanale dei suoi dipendenti da 48 a 40 ore, passando così da 6 a 5 giorni lavorativi alla settimana.

Questa scelta mostrò da subito i suoi benefici, evidenziando un aumento della produttività e un miglioramento delle condizioni di lavoro, diminuendo drasticamente il turnover che al tempo era intorno al 370%.

La scelta di Henry Ford fu una vera e propria rivoluzione, ponendo le basi per il modello lavorativo che conosciamo oggi. A distanza di un secolo, le sfide e le opportunità che la riduzione delle ore lavorative comportano sono molte, ma non scoraggiano diversi Paesi, tra cui l’Italia, a sperimentare concretamente i presunti vantaggi, aprendo così una nuova frontiera nel mondo del lavoro.

Benefici e Rischi per i Lavoratori

Una delle argomentazioni più forti a favore della settimana lavorativa corta riguarda il miglioramento della vita dei lavoratori grazie al maggior equilibrio vita-lavoro.

Nonostante siamo portati a pensare che questo modello lavorativo abbia solo benefici, è corretto soppesare i pro e i contro e approfondire adeguatamente le dinamiche e gli equilibri dei lavoratori che adottano la settimana corta.

I Benefici della Settimana Corta per i Lavoratori

I vantaggi sono innumerevoli, ma vediamoli nel dettaglio:

  • Maggiore Equilibrio tra Lavoro e Vita Privata – I lavoratori possono godere di maggiore tempo libero grazie alla riduzione dei giorni lavorativi e delle ore di lavoro. Questo aspetto permette ai singoli lavoratori di trascorrere più tempo con la propria famiglia, dedicarsi a interessi personali e prendersi cura della propria salute. Ciò si traduce in un un miglioramento della qualità della vita, dando alle persone la possibilità di essere più attive in società e riducendo il senso di isolamento causato da orari di lavoro opprimenti.
  • Aumento della Produttività – Ridurre l’orario di lavoro non significa necessariamente ridurre i livelli di produttività. Un lavoratore più riposato tende ad essere più concentrato, efficiente e motivato. Questo porta a un incremento della qualità del lavoro, comportando prestazioni individuali e aziendali più elevate.
  • Diminuzione dei Costi Individuali – La possibilità di recarsi un giorno in meno a settimana al lavoro permette ai lavoratori di risparmiare nelle spese legate al pendolarismo, come quelle del carburante, parcheggi, abbonamenti a mezzi pubblici, pranzi fuori casa, ecc.

Questo approccio innovativo della settimana corta crea inoltre un ambiente più sereno in cui è più semplice collaborare e comunicare.

I Rischi della Settimana Corta per i Lavoratori

  • Eccessivo Carico di Lavoro – Sebbene una diminuzione delle ore lavorative porti molto spesso a una riduzione dello stress, la concentrazione del medesimo carico di lavoro di prima in meno giorni può scatenare l’effetto contrario. Alcuni datori di lavoro potrebbero richiedere di completare le stesse mansioni in meno tempo, causando un sovraccarico per alcuni lavoratori e portandoli così al burnout.
  • Peggiore Qualità del Lavoro – Un potenziale svantaggio da tenere in considerazione è la bassa qualità del lavoro. Un lavoratore che ha disposizione meno ore, soprattutto in settori come può essere quello della sanità, rischia di fornire un servizio approssimativo. Se il tempo a disposizione non è sufficiente per portare a termine in modo professionale e preciso un compito, e soprattutto se l’azienda non è stata in grado di strutturare una pianificazione adeguata per l’introduzione della settimana corta, si incorre nel rischio di compromettere la qualità del servizio o del prodotto forniti.
Lavoratrice in ufficio con in mano un cartello con la scritta "HELP"

Foto di Antoni Shkraba su Pexels

È fondamentale quindi organizzare e personalizzare adeguatamente la settimana corta per ciascun reparto all’interno di ogni azienda, adattandola così ai differenti ruoli lavorativi nei diversi settori. Un modello su misura aiuta a fornire un servizio di alta qualità senza andare a sovraccaricare i lavoratori, consentendo in questo modo di sfruttare effettivamente i numerosi benefici della settimana corta.

Benefici e Rischi per le Aziende

Se per i lavoratori i benefici sono evidenti, la settimana corta per le aziende sembra rappresentare una sfida tutt’altro che semplice. Ridurre i giorni lavorativi, mantenendo alta la produttività, implica una rielaborazione dei processi interni, una pianificazione più attenta e un cambio di mentalità che non sempre risulta semplice in contesti lavorativi più tradizionali.

Nonostante non saltino subito all’occhio, i vantaggi ci sono e non sono pochi. Le aziende, inoltre, per facilitare il processo di adozione della settimana lavorativa corta, possono avvalersi di strumenti digitali molto utili, come ad esempio i software di rilevazione di orari e presenze, che consentono di monitorare la produttività e le presenze dei dipendenti in tempo reale. I dati che è possibile raccogliere con questi strumenti sono molto preziosi per tenere traccia in modo accurato dei vantaggi e degli svantaggi che la settimana corta può generare all’interno dell’azienda.

I Benefici della Settimana Corta per le Aziende

Dalle ricerche condotte finora sull’adozione della settimana corta (le quali approfondiremo meglio in seguito) emergono i seguenti benefici per le aziende:

  • Maggiore Fidelizzazione e Attrattività – L’azienda, grazie alla settimana corta, mostra un reale interesse per la qualità di vita dei propri lavoratori. Questo rafforza il legame di fiducia tra dipendente e datore di lavoro, aiutando così a trattenere i talenti in azienda. Non vi è solo una riduzione del turnover, ma un miglioramento dell’immagine aziendale nei confronti di professionisti alla ricerca di un impiego flessibile a cui le nuove generazioni sono sempre più interessate.
  • Riduzione dell’Assenteismo – Grazie al maggiore tempo libero che i dipendenti hanno a disposizione con la settimana corta, sono meno propensi a richiedere permessi o giorni di malattia. L’azienda quindi può godere di presenze costanti e di un personale più affidabile in vista per esempio di scadenze imminenti.
  • Riduzione dei Costi – Permettere ai dipendenti di lavorare un giorno in meno a settimana può ridurre i costi di energia, riscaldamento e manutenzione. Nel lungo termine questo può abbassare di molto le spese legate alle strutture aziendali, traducendosi in un risparmio economico importante.

I Rischi della Settimana Corta per le Aziende

Non sarebbe corretto evitare di considerare anche i rischi che le aziende devono affrontare nell’adozione della settimana lavorativa corta. Alcuni di questi sono strettamente correlati ai benefici, mostrando come semplicemente le modalità di implementazione di questo nuovo modello lavorativo possono fare la differenza tra una sperimentazione di successo e una fallimentare.

Ecco i principali rischi della settimana corta per le aziende:

  • Difficoltà di Adattamento per Alcuni Settori – Soprattutto per i settori ad alta intensità, c’è il rischio di non riuscire a rispettare le scadenze o di non rispondere in tempi brevi alle esigenze dei clienti. Questo può portare alcune aziende a mantenere invariate le ore lavorative settimanali distribuite però in quattro giorni invece che cinque, aumentando così la pressione ai danni dei lavoratori, costretti a vivere una condizione di ansia e stress costante, che oltre a essere poco sostenibile nel lungo termine, rappresenta esattamente l’opposto dell’obiettivo prefissato dalla settimana corta.
  • Aumento dei Costi – La riduzione dell’orario di lavoro può costringere alcune aziende ad assumere più personale per mantenere ininterrotti i livelli di operatività in settori che richiedono la presenza costante di dipendenti attivi. Questo può accadere per esempio ad aziende che operano nel settore dei trasporti o del customer service, dove viene garantito un servizio 24 ore su 24. Maggiore personale non implica solo costi legati a più retribuzioni, ma anche costi fissi come quelli relativi al recruiting e la formazione.

Nonostante le difficoltà, sempre più aziende stanno mettendo alla prova questo modello lavorativo. Le esperienze già effettuate da aziende in Italia e all’estero offrono spunti preziosi per comprendere se la settimana corta può funzionare davvero nella pratica.

Paesi e Aziende che Hanno Sperimentato la Settimana Corta

Negli ultimi anni sono state condotte molte sperimentazioni da diversi Paesi per l’introduzione della settimana corta, con l’obiettivo di bilanciare produttività e benessere. Proprio perché gli economisti non sono ancora certi su quali possano essere gli effetti in merito a produttività e occupazione su larga scala, si tratta ancora di sperimentazioni su scala relativamente ridotta.

Islanda

Una sperimentazione degna di nota, che ha fatto in qualche modo da apripista alle successive, è quella condotta tra il 2015 e il 2019 in Islanda, dove è stato avviato un progetto pilota in più tranches che ha coinvolto un totale di circa 2.500 lavoratori impiegati in diversi ambiti del settore pubblico: dalle scuole, agli ospedali ai servizi sociali.

È stata attuata una riduzione dell’orario settimanale a 35-36 ore, portando la settimana lavorativa da quattro a cinque giorni, senza alcun taglio dello stipendio.

I risultati sono stati incoraggianti: i dipendenti hanno riportato un miglioramento della loro qualità della vita grazie a un maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata; ma non solo, infatti ciò che sorprende è che la qualità e l’efficienza dei servizi offerti non sono calate, rilevando persino miglioramenti in tutti i settori monitorati.

Altre Sperimentazioni

Un altro interessante esperimento della durata di 6 mesi che ha coinvolto 33 società e 903 lavoratori è stato effettuato tra Stati Uniti e Irlanda dall’organizzazione non profit 4 Day Week Global, insieme al Boston College e alle Università di Dublino e Cambridge.

Dopo essere state sottoposte a un questionario di fine programma, tutte le 27 società che hanno risposto hanno dichiarato di non voler più tornare al vecchio sistema perché soddisfatte della produttività aziendale e di quella dei singoli lavoratori.

Anche dal lato dei lavoratori il riscontro è stato estremamente positivo, infatti circa il 97% dei 495 che hanno risposto al questionario ha espresso piena soddisfazione per il progetto. In particolare, molti hanno segnalato una sensibile riduzione della stanchezza e dello stress, oltre che a miglioramenti generali in termini di benessere psicofisico.

Si aggiungono alla lista dei Paesi che hanno messo in pratica la settimana corta, anche la Spagna, il Belgio, il Regno Unito e il Giappone.

Persone che lavorano a dei grafici su un tavolo

Foto di fauxels su Pexels

In particolare in Belgio, nel 2022, è stata introdotta gradualmente la settimana lavorativa corta in seguito alle richieste dei lavoratori, senza però alcuna riduzione delle ore lavorative: le 38 ore settimanali sono state semplicemente concentrate in quattro giorni anziché cinque.

La possibilità di adottare questo modello lavorativo viene concordata tra dipendente e datore di lavoro. Se le ragioni sono solide si potrà passare al periodo di prova di 6 mesi, dopo il quale entrambi faranno il punto della situazione per decidere se proseguire o meno con la settimana corta. 

In molti casi, oltre ad avere diminuito i giorni lavorativi a settimana da cinque a quattro, c’è stata una riduzione delle ore, a parità di retribuzione.

Questo è accaduto in Giappone, dove Microsoft nel 2019 ha concesso un giorno libero in più a settimana per un mese ai propri 2.300 impiegati, con il risultato di una produttività aumentata del 40% e il 92% dei lavoratori che porterebbe questo progetto pilota a un’adozione definitiva.

Tuttavia, è importante sottolineare che tutti questi risultati positivi emergono da determinati settori, dove la riorganizzazione del lavoro è più semplice. Per poter ottenere benefici concreti e sostenibili, è fondamentale una pianificazione attenta e su misura per ciascun contesto.

In alcuni casi, infatti, la settimana corta, con la conseguente riduzione dell’orario, ha comportato un aumento delle ore di straordinario o, come nel settore sanitario, la necessità di nuove assunzioni per garantire la continuità del servizio.

Questo dimostra come il successo della settimana corta dipenda anche dalla capacità di adattare il modello alle reali esigenze operative.

L’Italia è Pronta per la Settimana Corta?

L’introduzione della settimana corta in Italia significa confrontarsi con un contesto economico e culturale complesso e sfaccettato. Se da un lato c’è una crescente attenzione al benessere dei lavoratori, dall’altro è presente un modello lavorativo tradizionale legato alla produttività e alla forte presenza di piccole e medie imprese, spesso meno attrezzate per affrontare cambiamenti organizzativi di questa portata.

Il Caso Luxottica

Nonostante ciò, negli ultimi anni diverse aziende italiane hanno avviato sperimentazioni legate all’adozione della settimana corta, come il caso di EssilorLuxottica. La famosa azienda italiana produttrice di occhiali, ha introdotto un modello di lavoro che permette ai dipendenti di lavorare quattro giorni a settimana per 20 settimane all’anno, mantenendo la retribuzione invariata e con parte della riduzione dell’orario coperta dell’azienda e parte dai permessi retribuiti del lavoratore (5 venerdì a carico del dipendente e 15 a carico della multinazionale).

L’esperimento di Luxottica avviato nel 2024 è stato un tale successo che nel 2025 hanno aderito volontariamente circa 1.500 dipendenti di diversi reparti e sparsi tra diverse sedi, il 150% di adesioni in più rispetto all’anno passato. Infatti il progetto del 2024, denominato “Time4you”, ha registrato benefici economici per l’azienda, tra cui un premio di 40 milioni di euro distribuito a 13.000 lavoratori, segnando una crescita del 10% rispetto all’anno precedente.

Altre Importanti Aziende Italiane

Altre importanti realtà italiane hanno seguito percorsi simili in merito alla sperimentazione della settimana corta:

  • Intesa Sanpaolo – Da gennaio 2023, la nota banca italiana ha introdotto una settimana lavorativa di quattro giorni da nove ore ciascuno, su base volontaria, non modificando la retribuzione. Al progetto hanno partecipato 40 filiali di grandi dimensioni e successivamente, grazie al suo successo, è stata estesa ad altre strutture.
  • SACE – Nel 2024, SACE ha lanciato il programma Felx4Future, introducendo una settimana lavorativa di quattro giorni. Questo nuovo modello lavorativo ha comportato un aumento in termini di produttività del 26% nel 2024 e di un ulteriore 15% nel primo trimestre del 2025. Inoltre, il 65% dei dipendenti ha dichiarato di aver ottenuto un miglioramento nel bilanciare la propria vita lavorativa con quella privata.
  • Lavazza – L’azienda produttrice di caffè ha sperimentato la settimana corta per la prima volta nel 2023, introducendo “il venerdì breve”, politica grazie alla quale viene ridotto l’orario settimana da 40 e 37 ore per 15 settimane all’anno. In seguito al consenso quasi unanime con il 97% dei lavoratori favorevoli, è stato firmato un altro accordo valido per il triennio 2024-2026.
  • Lamborghini – La famosa casa automobilistica italiana ha implementato una riduzione dell’orario in base al reparto, alternando settimane di quattro giorni a settimane di cinque giorni, a seconda dei turni di lavoro.
  • SIAE – La Società Italiana degli Autori ed Editori ha avviato nel 2025 la “smart week”, un’iniziativa volontaria che coinvolge 600 dipendenti in cui per 5 mesi l’anno (mesi estivi e mese di dicembre) l’orario di lavoro è più flessibile e si alterna tra settimana di cinque giorni e settimane di quattro giorni, senza variazioni allo stipendio.

Queste esperienze dimostrano che, sebbene la settimana lavorativa corta non sia ancora diffusa su larga scala in Italia, sono presenti esempi concreti di successo che possono fungere da riferimento per aziende incuriosite da questo nuovo modello lavorativo e più in generale da una maggiore flessibilità.

La chiave per intraprendere questo percorso in modo efficace risiede in una pianificazione attenta, nel coinvolgimento attivo dei dipendenti e nell’adattamento della settimana corta per ciascuna realtà aziendale.

Riflessioni Finali

Come ogni innovazione, anche la settimana corta attira inevitabilmente sia entusiasmi che scetticismi. Soprattutto in Italia, dove il concetto di lavoro è ancora fortemente ancorato all’idea della presenza fisica e della quantità di ore lavorate come misura dell’impegno, non è affatto semplice vederla come un’evoluzione sostenibile invece che un semplice privilegio. 

Le sempre più crescenti sperimentazioni, come quelle relative allo smart working nel periodo post COVID, stanno dimostrando come una maggiore flessibilità può tradursi in un equilibrio più sano tra vita e lavoro e persino un aumento della produttività.

Va tenuto in considerazione però che non si tratta di una formula universale. Per implementarla in modo efficace, è fondamentale che le aziende adottino un approccio strategico, rielaborando i processi organizzativi e analizzando le specifiche mansioni con i relativi carichi di lavoro.

Un’ottimizzazione della gestione del tempo è parte essenziale del processo di adozione della settimana lavorativa corta per ogni tipo di azienda, in modo da evitare di sovraccaricare i lavoratori. A questo proposito, è necessario affidarsi a strumenti digitali che facilitano la rilevazione della produttività, ottimizzando la collaborazione e la comunicazione. È molto importante, infatti, coinvolgere i dipendenti nel processo di transizione per adattare la settimana corta alle esigenze specifiche del contesto aziendale.

Se ben strutturata, la settimana corta può diventare un modo nuovo di vivere il lavoro, offrendo il giusto equilibrio tra efficienza, qualità della vita e produttività.